Può esistere in Italia un rap che parta dallo hip hop e riesca ad andare oltre gli schemi e i luoghi comuni del genere? Dialogare alla pari con gli altri mondi musicali, non solo di matrice black, farsi ascoltare da orecchie sintonizzate sul rock o persino sulla canzone d'autore? Uscire dalla gabbia della musica per teenager e parlare a generazioni cresciute ascoltando altra musica e che hanno sempre guardato con distacco a un genere più agonistico che artistico, quale appare ad essi in generale lo hip hop?
Una risposta chiara e forte arriva da due artisti fuori dal comune, di due generazioni diverse ma accomunati dall'urgenza di fare musica che sposta in avanti i confini, esplorando territori diversi da quelli battuti finora.
Rancore ha 23 anni ma, come molti della sua generazione, ha alle spalle ormai quasi dieci anni di pratica della rima e, soprattutto, una forte attittudine ad applicarla alla sua analisi del mondo, della vita, delle storie che lo hanno attraversato negli anni. Rancore scrive in italiano, niente slang, non parla a tribù ma a tutti coloro che possono riconoscersi nelle sue storie di vita ai margini della vita – “Capolinea” è un brano esemplare di questa sua notevole capacità di racconto, quasi cinematografico, evocativo, neorealista.
Dj Myke è un musicista, nel senso più pieno del termine. Il suo principale strumento è il giradischi al quale negli anni il computer si è affiancato ma senza sostituirsi alla manualità artigianale e fortemente analogica del turntablist e alla predilezione per gli strumenti suonati – di cui rimane emblematico e fra i pochi casi del genere in Italia il sorprendente EP “Acustico” autopubblicato nel 2010 su Rockit. Ma Myke è anche uno dei pochi esponenti del mondo dei piatti in grado di produrre artisti della canzone e della “musica suonata” come fa con sempre maggiore successo.
“Silenzio” è un album diverso, intenso, a tratti commovente, scuro come l'orizzonte di chi vive ai margini ma non rassegnato, combattivo ma imbracciando le armi del pensiero, prima ancora della parola, un album che apre alcuni importanti interrogativi in coloro che pensano che dal mondo hip hop non possano uscire altro che vuoti giochi di parole, spasmi ormonali di ex adolescenti in gara per il record di “mi piace” su facebook o inni alla playstation come stile di vita.
“Silenzio” sono 15 tracce per tutti coloro che hanno il coraggio di seguirle.
Portano molto lontano, buon viaggio.
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